Ecologia comportamentale del cane: ambiente fisico e sviluppo del comportamento
La provenienza territoriale può influenzare il comportamento del cane?
Di Silvia Giallorenzo con il contributo di Elisabetta Mariani
L'ecologia comportamentale è un punto d’incontro fra comportamento, ecologia ed evoluzione. Lo scopo di questa disciplina è quello di capire perché le varie specie si comportino in modi diversi e perché, nell’ambito di una stessa specie, possano esistere differenze comportamentali individuali.
I cani sono tra i carnivori più diffusi nel mondo, si trovano in quasi tutte le aree in cui è presente l’essere umano. I tre quarti della popolazione canina mondiale è rappresentato dai cosiddetti “cani liberi”: non dipendono dall’essere umano per gli spostamenti e la riproduzione ma, in alcuni casi, ne dipendono per il reperimento del nutrimento. Generalmente, i cani liberi, vivono ai margini degli insediamenti umani e si nutrono di rifiuti e scarti. Non solo si tratta delle popolazioni canine più abbondanti ma anche quelle che rappresentano meglio la diversità genetica della specie. La selezione delle razze e la cattività ne hanno impoverito il pool genetico, tanto che, studi recenti, indicano i “cani liberi” come una popolazione geneticamente distinta dai cani di razza e, da moderne ricostruzioni filogenetiche, risultano spesso più primitivi (filogeneticamente più vicini al progenitore selvatico). Uno studio (Pilot et al., 2016) mostra differenze nei geni che regolano la fisiologia riproduttiva, il comportamento riproduttivo, la comunicazione feromonale e il sistema immunitario tra le due popolazioni (cani liberi e di razza).
Anche dal punto di vista comportamentale, gli studi etologici evidenziano come ci siano delle differenze tra cani liberi e quelli evolutisi sotto controllo umano.
In uno studio (Grigg et al., 2016), confrontando il comportamento di “cani dell’isola” di Kitts (randagi) con Pet meticci del Nord America, ha trovato differenze nella variabile della paura non sociale. I "cani dell'isola" di Kitts, quando adottati, sembravano più timorosi rispetto ai Pet. La paura non era diretta verso esseri umani o altri cani ma verso situazioni nuove (neofobia) e rumori forti.
Una delle ipotesi formulate per spiegare la neofobia è che, avendo vissuto ampiamente in libertà, abbiano avuto scarso contatto diretto con l’essere umano e, in particolare, sia mancata la supervisione e la cura nelle fasi sensibili di sviluppo. Un minore intervento dell’essere umano determinerebbe una maggiore insicurezza verso situazioni nuove e rumori forti. Diversamente, i cani che vivono a stretto contatto con il proprio umano, vengono socializzati all’ambiente urbano vivendo esperienze mediate dal proprietario.
Un’ analisi comportamentale post-adozione di cani nati sul territorio (periferia di Roma) negli anni tra il 2011 e 2013, fornisce ulteriori spunti di riflessione. In questo studio si è valutato il comportamento di cani nati liberi, prelevati dal territorio e adottati entro i 2-3 mesi di vita, confrontandolo con cani adottati da canile. I risultati emersi (fig.1) evidenziano come ci siano delle differenze comportamentali tra i due gruppi: i cani nati liberi mostrano maggiore aggressività e paura verso persone estranee, maggiore eccitabilità (comportamento reattivo ad eventi come uscite in passeggiata, viaggi in macchina, campanelli, ingresso di persone in casa e la difficoltà a tornare in un livello di calma dopo questi eventi) ed una maggiore paura non sociale.

Fig.1 Risultati analisi comportamentale post adozione di cani adulti nati sul territorio, in una popolazione di cani vaganti nella periferia di Roma.
Questi risultati aggiungono elementi all’ ipotesi secondo cui la paura non sociale possa derivare esclusivamente da una mancanza di intervento dell’umano. Infatti, i cani nati liberi adottati, hanno trascorso le prime fasi di vita fino ai 9 – 10 anni di età (momento in cui sono state fatte le analisi), con il proprietario. E’ verosimile pensare che le differenze tra i gruppi (nati liberi e Pet) non possono essere semplicemente frutto di mancate esperienze o un mancato intervento gestionale umano.
La neofobia potrebbe riflettere un grado minore di addomesticamento dei “cani dell’isola” e di quelli della periferia di Roma, rispetto alle loro controparti? Sappiamo che la neofobia viene comunemente ridotta durante il processo di addomesticamento (Price, 1999).
Le differenze comportamentali possono riflettere un vantaggio selettivo nel contesto in cui i cani nascono? I cani che vivono in strada potrebbero avere una maggiore sensibilità a certi suoni, come per esempio i clacson delle automobili, in quanto per il loro stile di vita, sono fattori essenziali per la sopravvivenza, chi non possiede quel tratto, potrebbe correre un maggiore rischio di ferirsi o perdere la vita.
Darwin evidenziò che in ogni popolazione gli individui hanno caratteristiche comportamentali variabili che darebbero al singolo un leggero vantaggio su un altro nel muoversi nell’ambiente: alcuni saranno più adatti di altri e quindi lasceranno più prole nella nuova generazione. Questi cuccioli erediteranno i caratteri dei loro genitori e così via nelle generazioni a seguire. Non sarebbe il primo esempio nel mondo animale di trasmissione transgenerazionale. Nel 1919 in Kenya gli agricoltori eliminarono una popolazione di 140 elefanti che danneggiavano i loro raccolti. Gli elefanti superstiti, che prima della carneficina erano facilmente avvicinabili, svilupparono velocemente una forte avversione e aggressività nei confronti degli esseri umani, tramandando alle generazioni successive la loro stessa paura per l’uomo. (Hamilton, 1975)
La paura non sociale potrebbe derivare da comportamenti appresi nel gruppo di cani liberi. Le conoscenze vengono tramandate attraverso una “didattica” in cui gli adulti insegnano le regole di vita. La crescita all’interno del gruppo sociale fornisce conoscenze che vengono sviluppate per imitazione, stando insieme e assorbendo conoscenza e competenze direttamente dal contesto ecologico in cui sono immersi. Tuttavia un apprendimento di tipo per prove ed errori, avrebbe come fallimento della prova, nei migliori dei casi, restare ferito e quindi scarsa probabilità di essere un valido candidato per l’accoppiamento. Andrebbero presi in considerazione altri meccanismi cognitivi per comprendere l’avversione ai forti rumori e al traffico. Non possiamo escludere possa dipendere da un processo decisionale intuitivo. Ecco perché la modalità di apprendimento attraverso cui i cani liberi imparino a muoversi in un ambiente antropico è sicuramente un affascinante campo da indagare, utile anche per comprendere comportamenti dei cani che vivono nelle nostre case.
Il comportamento è il prodotto di predisposizioni genetiche, esperienze ed apprendimenti derivanti dal contesto di sviluppo. E’ importante comprendere, così come teorizzato dall’ecologia comportamentale, che l’ambiente fisico influisce sullo sviluppo del comportamento anche tra membri della stessa specie. Come suggeriscono i risultati dei cani della periferia di Roma, seppur l’adozione avvenga entro quel periodo in cui le esperienze sono determinanti per uno sviluppo tipico (Fox & Stelzner. 1967), potrebbe non essere sufficiente affinché il cane possa adattarsi all’ambiente e vivere in condizioni di benessere, inteso come “la possibilità di vivere in armonia con l’ambiente” e “grado di adattamento senza sofferenza ad un ambiente modellato dall’essere umano e appagamento dei propri bisogni”. Bisogna prendere atto che, talvolta, caratteristiche intrinseche nell’individuo non possono essere cambiate dalla relazione, per quanto profonda possa essere.
Sicuramente le ricerche in questo ambito devono proseguire ma è ragionevole supporre che la provenienza dei cani liberi possa influenzare il loro comportamento.
BIBLIOGRAFIA:
- John R.Krebs e Nicholas B.Davies, 1987. Ecologia e comportamento animale.
- Małgorzata Pilot,Tadeusz Malewski, Andre E. Moura,Tomasz Grzybowski, Kamil Ole ´nski, Stanisław Kaminski, Fernanda Ruiz Fadel,Abdulaziz N. Alagaili,Osama B. Mohammed,and Wiesław Bogdanowicz, 2016. Diversifying Selection Between Pure-Breed and Free-Breeding Dogs Inferred from Genome-Wide SNP Analysis.
- Emma K. Grigg, James A. Serpell, Lynette Hart, Bejamin N. Sacks, 2016. Genetic and behavioural characteristic of the St.Kitts’ island dog’.
- Giallorenzo Silvia, 2021. Analisi comportamentale post adozione di cani adulti nati liberi nella periferia di Roma
- Price, 1999. Behavioural development in animals undergoing domestication.
- Coppinger&Coppinger, 2012. Dogs.
- Hamilton, 1975. Among the elephants Iain Douglas.
- Fox & Stelzner, 1967. The effects of early experience on the development of inter and intraspecies social relationships in the dog. Animal Behaviour 15 (2-3): 377-386
- Serpell, 2016. Becoming a dog: Early experience and the development of behavior. The Domestic Dog: Its Evolution, Behavior and Interactions with People: Second Edition Cambridge University.
- Molly H.Sumridge, Malin Suchak & Christy L.Hoffman, 2021. Owner- Reported Attachment and Behaviour Characteristics of New Guinea Singing Dogs Living as Companion Animals.