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Il linguaggio: la comunicazione nell’uomo e negli animali.

08/12/2023 11:26

Angelo Tartabini

Il linguaggio: la comunicazione nell’uomo e negli animali.

Il linguaggio ha modificato il nostro modo di stare al mondo e non ha reciso quei legami forti e sostanziali che accomunano la comunicazione tra specie diverse

              Il linguaggio: la comunicazione nell’uomo e negli animali.

 

di Angelo Tartabini 

     Il linguaggio ha modificato il nostro modo di stare al mondo e non ha reciso quei legami forti e sostanziali che accomunano la comunicazione umana a quella animale, degli scimpanzé (Pan troglodytes) in particolare.

       Il linguaggio si realizza attraverso una vera rivoluzione cognitiva che avviene nel bambino dopo circa un anno e mezzo di età, quando scopre che anche gli altri bambini e gli adulti sono agenti intenzionali come lui. Nelle scimmie invece la comunicazione non sembra che sia pienamente condivisa né completamente intenzionale, nel senso che il ricevente non inferisce (o meglio, inferisce poco) la rilevanza dell'atto comunicativo, la volontà di riferire qualcosa da parte di qualcun altro, anche se questo è tutto da dimostrare. Il linguaggio dei segni che gli scimpanzé riescono ad acquisire, anche se rudimentalmente, dimostrerebbe proprio il contrario; infatti essi inferiscono molto bene la volontà degli altri che comunicano con il linguaggio dei segni, uomini o animali che siano.

       Quando è nato il linguaggio articolato nell’uomo? Sembra che risalga a un periodo in cui l’uomo aveva perfezionato la stazione eretta, aveva liberato le mani da terra e non camminava più come un quadrupede, quindi a prima che diventasse Homo sapiens. L’Homo erectus (1.6-07 milioni di anni fa) avrebbe già parlato, anche se a stento, manifestando una comunicazione mimica gestuale e iconica molto accentuata, mentre la componente semantica, grammaticalmente strutturata, sarebbe apparso più tardi, appunto con l’Homo sapiens. La stazione eretta liberò le mani, che sarebbero servite per arricchire il significato dei gesti che nei nostri antenati erano molto abbondanti e venivano combinati a dei suoni rudimentali; anche se ancora non costituivano un linguaggio vero e proprio, erano però molto vicino a esserlo. In sostanza, il linguaggio articolato potrebbe essersi evoluto non per conferire alle mani un arricchimento gesticolatorio, ma per coinvolgerle in attività che diventavano sempre più linguistiche: gestualità e il linguaggio non sono mai stati antitetici, bensì complementari. 

L'uomo è un animale simbolico per eccellenza, lo è sempre stato e lo era anche prima che cominciasse a pronunciare una sola parola; poi ha iniziato a dare un senso a ciò che diceva, creando nella mente dell’interlocutore un segno equivalente con lo stesso significato. Ciò ha richiesto un'operazione mentale perché si doveva creare qualcosa che stava a indicare qualcos'altro, come quando emettiamo dei suoni, i fonemi, dandogli un significato. Ciò che è più importante è capire che tra il segno e il pensiero esiste una relazione molto più stretta e diretta di quella che esiste tra la parola e il pensiero soggiacente, come aveva già ben intuito un grande psicologo del passato, Lev Vygotskij, che ne parla nel suo libro capolavoro Pensiero e linguaggio del 1938. La sua tesi avvalorerebbe l'ipotesi di un’origine gestuale del linguaggio (gesti manuali), come nel linguaggio dei segni dei sordomuti, anche se bisogna fare attenzione a non confondere il gesto con il segno. Uno scimpanzé può capire bene l'intenzione che sta dietro a un gesto o a un movimento del corpo o dello sguardo di un animale o di un uomo. In sostanza, se questo è vero (probabilmente lo è) i gesti sembrerebbero i candidati più probabili al ruolo di precursori della comunicazione linguistica nell’uomo.

     Il linguaggio articolato non è mai emozionale, anzi: si può parlare proprio per nascondere le proprie emozioni o intenzioni e i bugiardi reiterati lo sanno molto bene. Come molti sostengono, è vero che nel linguaggio dei segni, incluso quello acquisito da uno scimpanzé, non c’è nessuna intenzionalità né semantica? Può essere vero che nel linguaggio dei segni, la semantica, sia più povera di quella del linguaggio articolato e con meno intenzionalità, ma non possiamo dire che entrambe le caratteristiche siano totalmente assenti. Il linguaggio dei segni, tra le altre cose, può essere facilmente insegnato, passare da un individuo a un altro o da una generazione all'altra, come vengono trasmesse molte altre forme comportamentali culturali che non si ereditano. Se questo è vero, è poco probabile che il linguaggio verbale o quello dei segni possano essere acquisiti secondo regole profonde e inconsce, come qualcuno sostiene. Non ci sono regole, tanto meno inconsce: è una predisposizione che abbiamo tutti, scimpanzé inclusi. 

     

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Nel corso della nostra evoluzione, le nostre capacità intellettive e cognitive, incluse le modificazioni morfologiche del nostro apparato fonatorio (l’abbassamento della laringe, l'accorciamento della cavità orale, l’alleggerimento della mandibola, l'ampliamento della cavità faringea, eccetera), ci hanno consentito di emettere dei suoni articolati che ci distinguono da tutti gli altri animali. In conclusione, il linguaggio ha concesso il passaggio da una forma di comunicazione costituita in primo luogo da gesti, soprattutto quelli fatti con le mani e accompagnati da una mimica facciale molto espressiva, all’uso dei fonemi e quindi delle prime parole. Il fatto rilevante però è che l'evoluzione morfologica della bocca, indispensabile per la fonazione, è avvenuta contemporaneamente all'evoluzione delle nostre capacità intellettive e cognitive per acquisire e controllare il linguaggio articolato stesso. Questa è stata una combinazione fondamentale che ci ha permesso di diventare ciò che siamo, cioè animali parlanti; se non ci fosse stata la parola, forse non saremmo mai diventati Homo sapiens

 

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Letture consigliate:

 

Armstrong, D.F. 1999. Original signs: Gesture, Sign, and the source of language.

          Gallaudet University Press, Washington, D.C.

Chomsky, N. 2005. Nuovi orizzonti nello studio del linguaggio e della mente. Il Saggiatore, Milano.

Corballis, M.C. 2008. Dalla mano alla bocca. Raffaello Cortina Editore, Milano.

Fitch, W.T. 2010. The evolution of language. Cambridge University Press, Cambridge.

Savage-Rumbaugh, E.S. 1994. Kanzi. Roger Lewin Doubleday, London.

Tartabini, A. & Giusti, F. 2006. Origine ed evoluzione del linguaggio. Liguori, Napoli.

Tartabini, A. 2020. La coscienza negli animali. Mimesis Edizioni, Milano.

Vygotskij, L.S. 1990. Pensiero e linguaggio. Editori Laterza, Roma-Bari.

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